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La sfera di coprosperità della grande Asia orientale

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La sfera di coprosperità della grande Asia orientale

Kyoichi Tachikawa [1]

Tra la seconda metà degli anni ’30 e i primi anni ’40, in Giappone, la geopolitica diventa molto popolare tra gli intellettuali : geografi, politici, economisti, giornalisti…vengono pubblicate numerose opere  [2] . Una delle ragioni principali di questa infatuazione per la geopolitica dipende dalla creazione della teoria della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale” nell’estate del 1940, teoria resa credibile dalle prime vittorie giapponesi nella guerra del Pacifico nell’inverno del 1942 [3]  .

In questo articolo presenteremo i punti di vista più significativi della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale”e ci chiederemo se essa poggia su fondamenti geografici.

LE ORIGINI DI UN PROGETTO POLITICO E L’IDEA DI GEOGRAFICA DI YOSUKE MATSUOKA

La teoria del “sfera di coprosperità della grande Asia orientale” è essenzialmente politica. Essa viene esposta l’1 agosto del 1940 nella “Direzione della politica nazionale fondamentale” dal secondo governo del principe Fumimaro Konoe. Essa costituisce quindi la nuova politica straniera giapponese [4] rimpiazzando quella del “nuovo ordine dell’Asia orientale” stabilita nel 1938. Dopo lo scoppio della guerra del Pacifico nel dicembre del 1941, la creazione della sfera di coprosperità della grande Asia orientale diventa uno degli obiettivi della guerra, ufficialmente denominata dalle autorità giapponesi “guerra della grande Asia orientale”.

Il nuovo orientamento si basa sulla politica economica estera ad opera di Hachiro Arita [5], ministro degli Affari Esteri del governo precedente dell’ammiraglio Mitsumasa Yonai. Ma è Yosuke Matsuoka, ministro degli Affari Esteri del governo di Konoe, che utilizza, per la prima volta, l’espressione “sfera di coprosperità della grande Asia orientale” per definire questo nuovo orientamento. Essa appare in un discorso di Matsuoka pubblicato dal Ministero degli Affari Esteri l’1 agosto del 1940. Secondo Matsuoka, la “sfera di coprosperità della grande Asia orientale” comprende la regione sud (l’Indocina francese, le Indie nederlandesi, ecc.) nonché il Giappone, la Manduria e la Cina [6]. Egli accarezza il progetto di una sfera economica in cui il Giappone avrà il ruolo di leader conformemente alla Kodoshugi (via verso l’imperialismo giapponese) [7].

La “sfera di coprosperità della grande Asia orientale” è in primo luogo un’immagine. È stata concepita da Matsuoka secondo un’idea geografica precisa? O essa, al contrario, non ha alcun rapporto con qualsivoglia dimensione geopolitica?
Matsuoka ha avuto la capacità di ideare dei termini che godranno di grande popolarità. Nel gennaio del 1931, quando era membro della Dieta, durante un’interpellanza, ha dichiarato: “la Manciuria e la Mongolia costituiscono l’ancora di salvezza per il nostro paese”. Considerata una facile formula, diviene molto popolare e viene ripresa in  diverse occasioni. “L’ancora di salvezza” vagheggia anche una dimensione geopolitica. Si può pensare che ci siano delle caratteristiche comuni tra questa concezione e quella  del Lebensraum tedesco.
Più tardi, nella sua opera, Matsuoka dirà “ho utilizzato questa frase scegliendo principalmente il punto di vista della difesa nazionale e dell’economia” e considerando la situazione giapponese dopo l’incidente della Manciuria, “ho inteso la Manciuria e la Mongolia interna come ancora di salvezza in senso spirituale anche” [8] . Peraltro, “ ‘l’ancora di salvezza’ ha anche un senso letterale. Ciò vuol dire che se questa corda viene spezzata, il Giappone morirà” [9] . A giudicare da queste premesse, è difficile dire che Matsuoka è giunto a questa concezione in base a dei principi geopolitici. Matsuoka utilizza questa frase nel 1931, quando la geopolitica comincia ad essere presente in Giappone, è poco probabile che fosse già influenzato da essa.

Matsuoka sosteneva una “quadruplice intesa tra il Giappone, la Germania, l’Italia e l’URSS” che ricorda Der Kontinentalblock di Karl Haushofer. La Triplice Alleanza tra il Giappone, la Germania e l’Italia del settembre del 1940 e il trattato di neutralità tra il Giappone e l’URSS dell’aprile del 1941 danno provvisoriamente forma a quest’idea. Ma lo scoppio della guerra germano-sovietica nel giugno del 1941 la rende utopica. Bisogna allora chiedersi se la geopolitica ha influenzato Matsuoka quando il progetto gli è venuto in mente. Egli pensa di negoziare con le autorità americane per placare la tensione tra il Giappone e gli Stati Uniti nel Pacifico. Secondo lui, questa “quadruplice intesa tra il Giappone, la Germania, l’Italia e l’URSS” era strettamente politica [10]. In altre parole, egli voleva rafforzare il Giappone contro gli Stati Uniti, appoggiandosi sulla Germania, sull’Italia e sull’URSS. Si può dire quindi che il progetto di “quadruplice intesa” di Matsuoka è legato ad una politica di potenza più che ad una concezione geografica.

Nell’estate del 1940, prima della negoziazione per l’alleanza con la Germania e l’Italia, Matsuoka ha già pensato a questa Triplice Alleanza come un mezzo per migliorare le relazioni russo-giapponesi. È nel 1941 che Haushofer sviluppa la teoria del Kontinentalblock [11] Matsuoka anticipa Haushofer, non può essere stato influenzato da lui. È più logico pensare che Matsuoka ha un suo proprio senso politico conforme alle teorie geopolitiche. La politica della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale” manca dunque di fondamenti geopolitici.

IL METODO GEOGRAFICO NEI SAGGI DI MASAMICHI ROYAMA

Masamichi Royama, professore di scienze politiche all’Università imperiale di Tokio (oggi università di Tokio), ha l’impressione che la spiegazione di Matsuoka è del tutto astratta e che la base e il contenuto di questa politica sono vaghi. Egli pensa sia necessario “valutare scientificamente e dare un fondamento” a questa politica “e allo stesso tempo fissarne il limite e il contenuto per quanto sia possibile”[12]. Ora, tutto il suo metodo è legato a quello geopolitico. Royama dice allora che “Dal punto di vista della geografia come disciplina, la nozione di regione determinata dalla sfera della coprosperità della grande Asia orientale non è mai stata stabilita. La sfera della coprosperità della grande Asia orientale si riferisce ad una regione storica e politica. Di conseguenza, essa non può che diventare oggetto della geopolitica dal momento che essa si occupa degli elementi soggettivi dei movimenti storici e degli artifici politici”[13].

Alla fine degli anni ’30, Royama sviluppa la sua teoria regionalista detta “teoria dell’associazione in Asia orientale” per fondare la politica del “nuovo ordine in Asia orientale”. In questa occasione, egli utilizza la geopolitica come metodo. Egli conosce per esperienza la sua utilità come scienza politica, il suo significato metodico, le sue caratteristiche e i suoi limiti[14]. È uno degli intellettuali giapponesi contemporanei che meglio comprende la geopolitica[15]. Avendo l’intenzione di proporre delle politiche realizzabili, egli utilizza questa scienza come logica per rafforzare le sue argomentazioni [16].

In una conferenza a novembre del 1940, Royama espone la sua visione geopolitica. Bisogna considerare “la sfera di coprosperità della grande Asia orientale” come un grande spazio in cui Grossraumwirtschaft e costruirla in quanto tale[17]. In un articolo pubblicato nella primavera del 1941, egli sviluppa la sua riflessione geopolitica sulla “sfera di coprosperità della grande Asia orientale”. Ma il suo punto di vista non è mai ottimista a differenza delle teorie esposte più tardi. “La sfera di coprosperità della grande Asia orientale” è formata da tre grandi regioni: (1) il continente eurasiatico, (2) la penisola continentale, (3) le isole del sud-ovest del Pacifico. E, nella misura in cui la loro esistenza è statica, vale a dire, nelle loro relazioni geografiche, naturali, economiche e politiche, nelle relazioni reciproche o coerenti di queste tre grandi regioni restano allo stato primitivo[18]. Così, dopo aver valutato la geografia della natura, della circolazione, dell’economia e della politica, che costituiscono la base statica della geopolitica, devo concludere che la realizzazione della sfera di coprosperità della grande Asia orientale è un artificio politico superficiale che chiede l’impossibile”[19].

Quando passa dagli aspetti statici ai movimenti storici, Royama identifica tre “movimenti storici che decideranno la sorte delle realizzazione della sfera di coprosperità della grande Asia orientale”:
1)     il movimento di formazione delle cellule madri basate sulla forma di vita antica degli Stati-nazioni,
2)     il movimento di formazione delle colonie imperiali costruite dalle potenze occidentali oceaniche o continentali,
3)     il movimento dei popoli per disporre di loro stessi allo scopo di liberarsi dalle colonizzazioni imperiali[20].

Royama afferma che questi tre movimenti storici che si oppongono a vicenda complicano la natura regionale della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale”; questo perché essa manca di coerenza. Il movimento di formazione dei popoli per disporre di loro stessi allo scopo di liberarsi dalle colonizzazioni imperiali non è costante, anche se il movimento di formazione delle colonie imperiali costruite dalle potenze occidentali oceaniche o continentali è in evidente regresso. Royama ne deduce che “non si potrà mai vedere realizzata la sfera di coprosperità della grande Asia orientale finchè questi movimenti non si congiungeranno e confluiranno in un potente flusso, vale a dire, in un quarto movimento storico di formazione di una grande associazione regionale”. Ed egli crede che “il compito della geopolitica giapponese attuale deve essere quello di fornire tutti i materiali di costruzione, scientifici o idealistici, di questo movimento”[21].

Di conseguenza, Royama arriva alla seguente conclusione: “Dopo aver considerato i due aspetti della sfera di coprosperità della grande Asia orientale, la sua base statica e i suoi movimenti storici, legati al punto di vista geopolitico, devo dire che la creazione della sfera di coprosperità della grande Asia orientale non è facile. Gli uomini politici e il popolo lo desiderano, ma è un’impresa estremamente difficile. Fino ad oggi le condizioni geopolitiche non hanno permesso la creazione della sfera di coprosperità della grande Asia orientale”. Se la sfera di coprosperità della grande Asia orientale può formare una grande associazione regionale, dopotutto, ciò dipende dai giudizi psicologici di ogni nazione sulla questione di sapere se il Giappone può assicurare la sopravvivenza e il progresso di ogni nazione o no[22].

Royama  ha tentato di teorizzare la politica astratta e vaga della sfera di coprosperità della grande Asia orientale utilizzando la geopolitica. La sua riflessione è giunta alla conclusione che sarà difficile da realizzare. Non si può fare a meno di pensare che egli ha fallito nei suoi tentativi di appoggiarsi alla geopolitica. Royama era un uomo eccezionale che ha espresso un’idea pessimista riguardo la politica della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale”. La storia ha dimostrato che le sue conclusioni erano corrette.

DUE SCUOLE GEOPOLITICHE PER UN PROGETTO POLITICO

Oltre a Royama, numerosi intellettuali contemporanei hanno discusso della politica della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale” dal punto di vista geopolitico. Esistono due particolari scuole. Una è composta da specialisti che accettano la geopolitica tedesca senza criticarla realmente. Questo gruppo, attivo nella regione metropolitana di Tokio, collabora attivamente alla formazione e alla messa in atto delle politiche nazionali. L’altra è critica nei confronti della geopolitica tedesca come tutte le scuole occidentali e cerca di creare una geopolitica adatta al Giappone. Pertanto, come Royama, le due scuole condividono l’intenzione di dare una base geopolitica alla “sfera di coprosperità della grande Asia orientale”. Ma, diversamente da lui, esse presuppongono l’inevitabilità della sua realizzazione.

Nobuyuki Iimoto, professore di geografia alla Scuola normale femminile di Tokio (oggi Università femminile di Ochanomizu) si trova al centro della prima scuola. È l’erudito che ha tradotto la parola tedesca, Geopolitik, in giapponese: chiseigaku e l’ha introdotta in Giappone. È responsabile dell’Associazione giapponese per la geopolitica creata nel novembre del 1941, della quale fanno parte numerose personalità interessate a questa scienza: i ricercatori, gli uomini politici, i militanti, i giornalisti che conoscono la geopolitica tedesca. Il suo scopo è “di studiare la geopolitica, di ricercare geopoliticamente allo stesso tempo lo spazio giapponese terrestre e marittimo, il Lebensraum, e il contributo giapponese alle politiche nazionali per la costruzione e la difesa dello Stato”. La rivista Chiseigaku informa i suoi membri sulla geografia della regione asiatica e pacifica. Ma “la composizione dei membri era così diversa che l’associazione non ha pubblicato alcuna idea comune sulla definizione di geopolitica”[23].

geografi appartenenti a questa scuola prendono attivamente parte alle discussioni del progetto territoriale promosso dal governo. Sumio Hatano, professore di storia della politica e della diplomazia giapponesi all’Università di Tsukuba, dice che “essi condividono la coscienza di trovare nelle teorie del progetto del territorio il senso della lotta per sormontare il carattere urbano della cultura capitalista moderna”. Ciò li spinge a cercare di far rinascere “la cultura dello spirito agrario” come idea centrale del “progetto territoriale” perché essi comprendono che l’idea dominante dei progetti geopolitici della Germania è fondata sullo “spirito agrario”, che “sono proprio i paesani ad essere gli attori saldi della Germania” e che essi sono mobilitati dalla concezione politica che richiede il loro appoggio ai comuni rurali e dall’ingenuità del concetto di geopolitica giapponese ridotta alla “connessione di legami di sangue con quelli della terra”[24].

Si spera che la geopolitica fornirà una metodologia utile alla formazione del progetto politico, dal momento che questa nozione basata sullo spazio viene importata dalla Germania. Infatti, se questo progetto illustra la geopolitica, è indubbio che il suo impatto sia importante. Ne è prova il fatto che le discussioni su questo progetto si orientano gradualmente verso un’idea politica più conforme ai valori presenti in Giappone.

Tra le teorie di questa scuola, vengono avanzati due argomenti per spiegare una possibile estensione della sfera geopolitica giapponese verso l’Australia. Da una parte, Nobuyuki Iimoto chiama “Mediterraneo australo-asiatico” la zona ovest del Pacifico compresa tra l’Australia e il continente asiatico. Egli pensa che questa regione formerà una comunità unita con il Giappone perché i suoi elementi geografici (il clima, la natura del sole, l’etnia, l’economia, ecc.) sono identiche[25]. D’altra parte, Masaaki Kawanishi, professore di economia all’Università Takushoku sostiene, come Haushofer , “la necessità storica della formazione di un blocco che va da nord a sud” e spiega che il Giappone e l’Australia fanno parte della stessa sfera economica poiché sono situati sulla superficie della terra tra sessanta gradi e centoventiquattro gradi di longitudine[26].< Differenziandosi sugli argomenti esplicativi, i due eruditi impiegano la geopolitica per giustificare la loro tesi. Sono inoltre d’accordo nel basare le loro opinioni sul determinismo geografico[27].

Saneshige Komaki, professore di geografia all’Università imperiale di Kioto (oggi Università di Kyoto), si trova al centro della seconda scuola, chiamata hado no chiseigaku (geopolitica di tipo egemonico). Komaki ha una posizione critica riguardo la geopolitica tedesca, perchè essa “è coerente con l’ingrandimento del Lebensraum tedesco, cioè l’hadoshugi (idea di via egemonica) europeo”[28]. Egli critica la maggior parte dei geopolitici giapponesi che continuano a citare Haushofer e altri politici tedeschi[29]. Secondo lui,che teme che l’influenza tedesca, che comincia a dominare l’Europa, si espanda in Asia[30], urge che la Nippon chiseigaku (geopolitica giapponese) si distingua dal suo modello. Secondo Komaki, si tratta di una “scienza pratica” [31] e la sua idea principale deve essere la kannagara no michi (via shintoista) o la kodo (via verso l’imperialismo giapponese) che sostiene che “tutti i paesi del mondo devono acquisire una posizione conveniente e tutti gli uomini devono vivere nella tranquillità”[32]. È evidente che l’idea di Komaki si ispira a quella di Yosuke Matsuoka, pubblicata proprio dopo la dichiarazione della politica della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale”. Komaki chiama lui stesso la Nippon chiseigaku la kodo no chiseigaku (geopolitica di via verso l’imperialismo giapponese)[33].

Allo scopo di fondare la politica della “sfera di coprosperità della grande Asia orientale”, Komaki ricorre a concetti che rimandano a delle nozioni proprie del Giappone come quelle reintrodotte di kokoku (paese imperiale giapponese), fukko-ishin (restaurazione), hakko-ichiu (una casa sotto il paradiso) nonché kodo (via verso l’imperialismo giapponese)[34] , mentre Masamichi Royama impiega delle nozioni geopolitiche comprensibili per gli Occidentali. Progressivamente, l’idea di Komaki si evolve dalla Nippon chiseigaku verso la Toa no chiseigaku (geopolitica dell’Asia orientale) e poi verso la Daitoa no chiseigaku (geopolitica della grande Asia orientale)[35]. Alla fine della guerra del Pacifico, egli sostiene infine l’idea della “costruzione di un nuovo ordine mondiale”[36], come se persistesse in una “geopolitica per l’egemonia mondiale”[37]. Come sottolinea Kimitada Miwa[38], è “un’idea del bene fondata sull’ingrandimento del Giappone a nome di kodo” e un’opinione “giapponese particolare capace di negare il valore della volontà politica degli altri”[39].

Come si è visto, la scuola di Komaki mantiene le distanze con l’autorità politica. Di conseguenza, qualsiasi politica nazionale riflette direttamente le sue opinioni. Ma è certo che essa traduce la più importante corrente di idee di quest’epoca in Giappone.

Dopo essere stata diffusa, la politica della “sfera della coprosperità della grande Asia orientale” diventa oggetto di discussione, in particolare riguardo i suoi fondamenti geopolitici. Le opinioni si orientano verso una forma di determinismo geografico o di idealismo. Masamichi Royama, uno dei pochi critici, ritiene che è difficile realizzarla. Dopotutto, malgrado numerose prove, nessuno è mai riuscito realmente a metterla in pratica. Questa constatazione potrebbe significare che questo progetto politico non si appoggia su alcun fondamento geopolitico.

Note
[1]        L’autore ringrazia Elisabeth de Touchet per averlo aiutato a tradurre questo articolo in francese.

[2]        Nel 1925, Nobuyuki Iimoto, professore di geografia alla Scuola normale femminile di Tokio (oggi Università femminile di Ochano­mizu), ha tradotto la parola tedesca Geopolitik in giapponese chiseigaku e ha introdotto questa scienza nel mondo scientifico giapponese (Nobuyuki Iimo­to, “Jinshutoso no jijitsu to chiseigakuteki kosatsu (1), ”Chirigaku hyoron tomo 1, n. 1). Nel 1934, Ichigoro Abe, Chiseijigaku nyumon (Koko­nshoin), presenta in dettaglio il pensiero tedesco in Giappone. Le opere di Rudolf Kjellen e di Karl Haushofer in seguito sono state tradotte e pubblicate (ad esempio, Kjellen, Staten som lifsformdes, da Sobunkaku nel 1936 ; Hausho­fer, Geopolitik des Pazifischen Ozeans, da Iwanamishoten nel 1942). Nel novem­bre 1941 infine viene creata l’Associazione giapponese per la geopolitica.

[3]        Il Giappone occupa la Malesia inglese, le Indie Nederlandesi, le Filippine, si allea alla Tailandia, e collabora con l’Indocina francese.

[4]        Nella “Direzione della politica nazionale fondamentale”, il governo impiega la frase “l’ordine nuovo nella grande Asia orientale”.

[5]        Arita e Masamichi Royama, professore di scienze politiche all’Università imperiale di Tokyo (oggi Università di Tokyo) sono membri di Showa Kenkyukai (Institut Showa), brain trust del principe Konoe.

[6]        Tokyo Asahi shinbun, 2 agosto 1940 (giornale della sera).

[7]        Kimitada Miwa, Matsuoka Yosuke, Tokyo, Chuokoronsha, 1971, p. 165.

[8]        Yosuke Matsuoka, Koa no taigyo, Tokyo, Daiichikoronsha, 1941, pp. 37-38.

[9]        Proposta di Matsuoka del dicembre 1936 (Denki Kankokai, Matsuoka Yosuke, Tokyo, Kodansha, 1974, p. 341).

[10]       Chihiro Hosoya, “Sangokudomei to Nisso churitsu joyaku,” Nihon Kokusaiseiji Gakkai, dir., Taiheiyosenso eno michi, tomo 5, Tokyo, Asahi shinbunsha, 1963, p. 261.

[11]       In Giappone, Rizaburo Asano, Nichi-Doku-So tairiku burokku ron è stato pubblicato da Tokaido nel maggio 1941.

[12]       Masamichi Royama, Toa to sekai, Tokyo, Kaizosha, 1941, p. 363.

[13]       Idem., p. 370.

[14]       Ibid., pp. 364-369 ; Kimitada Miwa, Nippon : 1945 nen no shiten, Tokyo, Tokyo daigaku shuppankai, 1986, p. 155.

[15]       Sumio Hatano, “Toashinchitsujo” to chiseigaku,” Kimitada Miwa (dir.), Nippon no 1930 nendai, Tokyo, Saikosha, 1980, p. 36.

[16]       Miwa, Nippon : 1945 nen no shiten, p. 155 ; Hisashi TakashiI, “Toakyodotai-ron”, Miwa, dir., Nippon no 1930 nendai, p. 62.

[17]       Masamichi Royama, “Daitoakoikiken-ron,” Taiheiyo kyokai (dir.), Taiheiyo mondai no saikennto, Tokyo, Asahi shinbunsha, 1941, pp. 1-2.

[18]       Royama, Toa to sekai, p. 370.

[19]       Idem., p. 372.

[20]       Ibid., p. 373.

[21]       Ibid., pp. 374-378.

[22]       Ibid., p. 380.

[23]       John O’Loughlin, dir., Chiseigaku jiten, Toyoshorin, Tokyo , 2000, p. 160 ; trad. da : Dictionary of Geopolitics, Westport , Greenwood Press, 1994.

[24]       Hatano, “Toashinchitsujo » to chiseigaku,” p. 26.

[25]       Nobuyuki Iimoto, “Nanyo to chirigaku,” Nobuyuki Iimoto et Hiroshi Sato, dir., Nanyo chiri taikei, tomo 1, Nanyo soron, Tokyo , Daiyamondosha, 1942, pp. 29, 122.

[26]       Masaaki Kawanishi, Toachiseigaku no koso, Tokyo , Jitsugyo no nip­ponsha, 1942, pp. 47, 398.

[27]       Questa è una delle caratteristiche di questa scuola (Hatano, “Toashin­chitsujo to chiseigaku,” p. 21).

[28]       Saneshige Komaki, Nippon chiseigaku oboegaki, Osaka, Akitaya, 1944, p. 51.

[29]       Kimitada Miwa Chihoshugi no kenkyu, Tokyo, Nansosha, 1975, p. 224.

[30]       Hatano, “Toashinchitsujo to chiseigaku,” p. 30.

[31] Saneshige Komaki, Nippon chiseigaku sengen, Tokyo , Hakuyosha, 1942, p. 177.

[32]       Komaki, Nippon chiseigaku oboegaki, p. 52.

[33]       Komaki, Nippon chiseigaku sengen, p. 178.

[34]       Sumio Hatano qualifica Komaki come “fatalismo mitologico” (Hatano, “Toashinchitsujo to chiseigaku”, p. 21).

[35]       Saneshige Komaki, Nippon chiseigaku, Tokyo, Daitoyubenkai kodansha, 1942.

[36]       Saneshige Komaki, Sekaishinchitsujo kensetsu to chiseigaku, Obunsha, Tokyo, 1944.

[37]       Hatano, “Toashinchitsujo to chiseigaku,” p. 30.

[38]       Professore onorario di storia delle relazioni internazionali e di storia giapponese moderna all’Università Sophia, Tokyo.

[39]       Kimitada Miwa, “Toashinchitsujo” sengen to “Daitoakyoeiken” koso no danso,” Kimitada Miwa, dir., Saiko Taiheiyosenso zenya, Tokyo, Soseiki, 1981, p. 219.

Traduzione a cura di Daniela Mannino


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